Giulio Regeni: demo dittature a confronto.
Il
caso Giulio Regeni è una di quelle
storie dove s’intrecciano i peggiori scenari legati agli interessi pseudo
politici di quei paesi dove a prevalere sono forze e logiche che nulla hanno di
democratico, e anzi esercitano la violenza per spegnere qualsiasi scintilla di
democrazia o di autodeterminazione che possa scoccare in un popolo oramai con
ben poche speranze di uscire nel breve dalla gogna dittatoriale.
In
Egitto ogni anelito di democrazia e di giustizia ha dovuto fare i conti con i
vari presidenti che hanno campato e governato attraverso gli stati di
emergenza, stringendo il popolo e le sue due inconciliabili anime in un angolo
oscuro fatto anche di torture e sparizioni. Qualsiasi voce di dissenso viene
sopraffatta, a iniziare dai sostenitori del presidente Mohamed Morsi, rimosso
dall’incarico alcuni anni fa attraverso un colpo di stato guidato dall’attuale
generale Abdel Fattah al Sisi.
Le
proteste non proprio gandhiane dei cittadini a favore di Morsi, furono spente
nelle piazze di Rabaa al-Adawiya e di al-Nahda il 14 agosto del 2013 con una
violenza senza precedenti, che contò centinaia di morti, come accusa
l’organizzazione islamista dei fratelli musulmani.
La
realpolitik italiana e non solo italiana, ovvero gli interessi del materiale
sull’immateriale, ha consentito di aprire con Giampaolo Cantini le porte
dell’ambasciata italiana al Cairo, riallacciando quei rapporti diplomatici con
l’Egitto ufficialmente interrotti a seguito dell’ancora inspiegabile assassinio
di Regeni. Una ripresa diplomatica riavviata nonostante la scarsa collaborazione
dei servizi egiziani, che non hanno consentito agli investigatori italiani di
accedere a tutto il carteggio inerente il caso.
Non
si conoscono le motivazioni del barbaro omicidio, almeno ufficialmente, così
come non si riesce a dare un nome e un cognome ai sicari e ai mandanti che
hanno deciso la soppressione del giovane ricercatore nei primi giorni di
febbraio del 2016.
Probabilmente
Giulio Regeni è stata vittima di servizi deviati ma non si capisce in quale
direzione. Le lotte intestine al Cairo portano grande confusione, perché il controspionaggio
pare che sia legato all’organizzazione dei fratelli musulmani, diversamente
dall’intelligence militare fedele invece al generale Al Sisi. Tra i due estremi
i simpatizzanti…
Certamente
gli interrogativi su questo tragico omicidio sono tanti e ancora senza risposte,
come ad esempio perché mai è stato consentito il ritrovamento del ragazzo
quando poteva essere facilmente trasformato in una sorta di desaparecidos del
Nilo? Il corpo inanime serviva quindi per indirizzare le colpe nella direzione
governativa? Perché poi le sevizie ricevute erano così plateali? Forse per educarne
mille o smuovere l’opinione pubblica italiana nella direzione dell’inimicizia
col governo egiziano? Perché il ritrovamento è avvenuto in concomitanza con la
visita del ministro Guidi in Egitto, in loco con 60 imprenditori per promuovere
accordi commerciali? Cui prodest
questa morte?
Il
grande business strategico, offerto dal giacimento offshore di metano denominato
Zohr, individuato dall’ENI nel mare
egiziano nel 2015, è un ulteriore fattore di confusione, perché potrebbe essere
alla base di qualche appetito di qualche grande democrazia occidentale che
vanta virtù democratiche e poi bombarda la Libia.
Tra
l’altro potrebbe anche essere che i destabilizzatori di professione possano
aver tramato per evitare che l’Italia possa accordarsi con l’Egitto per mettere
ordine nel disordine libico. Intanto il turismo tira poco sul Mar Rosso e c’è
bisogno di contante. Sui giacimenti aeriformi c’è chi vola in tondo. L’energia del futuro per molti anni dovrà
vivere di metano, che oltre ad offrire quantità interessanti garantisce anche
ottimi compromessi per la riduzione dell’inquinamento atmosferico globale. Un
grande giacimento di metano vale ben più di un consolato chiuso…
Vien
da pensare allora ad un grande immondezzaio mondiale, dove tutti fingono di
essere quello che non sono e dove tutti per accaparrarsi benevolenze e influenze
e contratti energetici, venderebbero le mogli per pochi cammelli. Figuriamoci
quali scrupoli possano aver avuto coloro che hanno giustiziato il giovane italiano
semplicemente entusiasta delle possibilità offertegli dalla enigmatica Cambridge,
e che mai avrebbe pensato di essere immolato inconsapevolmente su qualche
altare delle spy storie internazionali, oppure su quello ancora più violento
delle diatribe interne egiziane fatte di colpi di stato e di repressioni e
diffamazioni o su quello non meno drammatico della migrazione e dei conflitti
areali. Quanta primavera araba sia sbocciata nella terra delle piramidi, Regeni
non ha avuto il tempo di scoprirlo fino in fondo…
Respingere
il ricatto energetico in nome di una giustizia universale che richiede che i
colpevoli di un delitto vadano individuati e puniti e che non si parla e non si
intrecciano affari con i sicari e i loro mandanti, vorrebbe significare che il
nostro Paese è duro e puro.
In
realtà in Italia non solo non siamo così duri e puri, ma soprattutto non
abbiamo molte alternative energetiche nonostante le forsennate operazioni di
trivellazioni che stanno sconvolgendo la Penisola mare compreso... Vogliamo
mettere al bando il gassoso Egitto perché non ci fornisce atti e documenti
relativi al caso Regeni? Il fatto che
non ci consentano di accedere ai faldoni d’intelligence, per noi cittadini di una
repubblica democratica fondata sui diritti sanciti dalla carta costituzionale è
inconcepibile. Siamo uno stato di diritto basato su una matura democrazia; uno
Stato repubblicano dove i cittadini scelgono con libere elezioni i loro
rappresentanti che dovranno poi forgiare al meglio quelle istituzioni tanto care
al Mazzini, quale strumento unico di felicità terrena.
Nel
nostro ordinamento giudiziario e amministrativo dalla lunga tradizione dicevamo,
l’accesso agli atti soprattutto personali ad oggetto la persona anche in senso
prognostico, è un elemento dicono di grande certezza democratica, negato solo
ed eccezionalmente se viene compromessa la sicurezza della nazione o dei suoi
apparati.
E
allora bisognerebbe che qualcuno spieghi a un cittadino incensurato di questa
repubblica democratica, incensurato e neanche rivoluzionario, perché gli è stato
proibito di accedere agli atti, ovvero a una relazione stilata da una stazione
dei Carabinieri e da un Commissariato di Polizia, poi secretati dall’ufficio di
governo periferico senza alcun motivo di ordine e sicurezza pubblica. Una
vicenda in realtà che dimostra come nella nostra repubblica viga comunque una
certa aristocrazia istituzionale che
inquadra il popolo (popolino) titolare di ben pochi diritti e soprattutto
potenzialmente candidabile alle logiche dell’arancia meccanica istituzionale, nonostante le attività del
senatore Manconi in difesa dei diritti dell’uomo.
Dopo
un’estenuante corrispondenza, un parziale successo c’è stato e costui di cui conosciamo
perfettamente le generalità, ha potuto accedere agli atti secretati che lo
riguardano, ma senza poterne estrarre copia. A leggere una di quelle relazioni,
sono sicuro che la Signora Regeni avrebbe annullato il viaggio in Egitto… Gli
valga il conforto che in nome di Giulio si è preteso e probabilmente ottenuto l’affermazione
di un diritto!
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